Se stai progettando di trasferire la residenza all’estero per pagare meno tasse, prima di cominciare a preparare i documenti, è necessario che ti fissi bene in mente questi due concetti:
- Ti devi trasferire sul serio e devi trascorrere all’estero minimo 6 mesi più 1 giorno dell’anno solare;
- La normativa è piena di “tranelli” per tassarti anche se rispetti il punto 1.
LA PROCEDURA PER IL TRASFERIMENTO ALL’ESTERO
1. Trasferire la residenza o la dimora abituale. Trasferire la residenza o dimora abituale significa che devi avere una abitazione a disposizione nel nuovo Paese di residenza e allo stesso tempo non devi avere una abitazione a disposizione in Italia a cui puoi tornare, neanche sporadicamente. Se possiedi un appartamento in Italia il mio consiglio è di venderlo, meno legami fiscali lasci dietro di te e minore sarà il rischio che ti venga contestata la residenza all’estero. Se non puoi o non vuoi vendere, devi fare in modo che non sia considerato a tua disposizione, quindi devi affittarlo o puoi darlo in comodato d’uso gratuito ad un parente o ad un amico. Le utenze vanno trasferite, non devono restare a tuo nome. Se non vuoi né affittarlo e neanche darlo in comodato d’uso gratuito, dovrai come minimo staccare tutte le utenze, io comunque ti sconsiglio questa ultima opzione perché quando vorrai riallacciarle ti costerà parecchio ed anche perché per ottenere la cancellazione del contratto di smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARI), quasi sicuramente i vigili urbani verranno a verificare che l’appartamento sia vuoto ossia senza mobili e niente che possa far pensare che sarà utilizzato.
2. Iscrizione AIRE. Questa è la procedura più semplice e, nella maggior parte dei casi, l’unica che viene effettivamente eseguita. Devi andare presso il Consolato Italiano nel Paese in cui ti sei trasferito e presentare domanda di iscrizione nella lista AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero).
3. Trasferire il domicilio o sede principale degli affari ed interessi. Significa che in Italia non devi avere nessun legame affettivo o lavorativo. Quindi se sei sposato devi trasferire l’intera famiglia e devi liberarti di qualsiasi proprietà o interesse che ti lega all’Italia.
I CONTROLLI DELLA GUARDIA DI FINANZA PER COMBATTERE I FALSI TRASFERIMENTI DI RESIDENZA ALL’ESTERO
Una Circolare Ministeriale del 2 Febbraio 1997 ha sancito una serie di linee guida che dispongono, cito testualmente, “Attività investigative e di intelligence (alla) ricerca capillare di elementi concreti di prova, anche indiretti, necessari per contrastare le risultanze anagrafiche”.
La lista dei controlli che la Guardia di Finanza è invitata a svolgere dalla Circolare per contrastare il falso trasferimento di residenza mirano a dimostrare che, a prescindere dalla iscrizione AIRE, in realtà il finto ex residente continua a mantenere legami o attività in Italia.
Questa è la lista delle attività , previste dalla Circolare, che non puoi svolgere in Italia se non vuoi che il tuo trasferimento all’estero ti venga contestato dalle Fiamme Gialle:
- disporre di una abitazione permanente
- mantenere una famiglia ivi residente
- accreditare i propri proventi dovunque conseguiti
- possedere beni anche mobiliari
- partecipare a riunioni d’affari
- rivestire delle cariche sociali
- sopportare spese alberghiere o di iscrizione a circoli o clubs
- organizzare la propria attività e i propri impegni anche internazionali, direttamente o attraverso soggetti operanti sul territorio
Quindi dal tuo punto di vista, per stare tranquillo al 100%, devi:
- vendere casa ed altri immobili, titoli, automobile e qualsiasi possedimento non puoi portare via con te;
- trasferire con te moglie e figli minorenni;
- disdire contratti di affitto, utenze, chiudere il conto in banca;
- rinunciare a cariche sociali presso società o associazioni culturali.
In sostanza, devi tagliare tutti i ponti con l’Italia. Puoi andarci in vacanza come turista ma devi ricordarti di non soggiornarci più di 181 giorni per ciascun anno solare.
LA DIFFERENZA DI NORMATIVA PER IL TRASFERIMENTO DI RESIDENZA TRA PAESI WHITE LIST E PARADISI FISCALI
Se ti trasferisci in un Paese white list che non è considerato un paradiso fiscale la Guardia di Finanza, solitamente nei primi 3 anni, potrebbe fare indagini per verificare se hai rispettato tutto quanto è previsto dalla circolare di cui dicevo prima. Nel caso in cui uno degli elementi della lista è stato disatteso, potrebbero contestarti il cambio di residenza e “riportare a tassazione” in Italia tutti i redditi da te generati, a partire dal giorno in cui hai fatto il trasferimento sino al giorno in cui avviene l’accertamento.
La verifica non sarà fatta immediatamente e nessuno degli impiegati negli uffici competenti ti dirà che c’è un errore o una dimenticanza nella tua procedura di trasferimento. Trascorsi 2 o 3 anni dalla tua partenza, se vengono effettuate le verifiche e se hai commesso qualche errore, ti sarà inviato un verbale di contestazione, dopodiché avrai 60 giorni per fare ricorso ed iniziare il procedimento di difesa, con tutto quello che ciò comporta.
Se invece ti trasferisci in un Paese black list, cioè in un paradiso fiscale, allora devi essere tu a dimostrare che il trasferimento è reale e non la Guardia di Finanza a dimostrare che è falso. Questo in termini legali si chiama inversione dell’onere della prova e se sei un imprenditore quasi sicuramente conosci già questo “strumento” che l’Agenzia delle Entrate utilizza per stanare i furbetti. In pratica, se ti trasferisci in uno Stato in cui non si pagano tasse, per la legge italiana il trasferimento è falso per definizione e poi tocca a te dimostrare che è reale.
In entrambi i casi, se tu hai seguito i 4 punti che ho elencato sopra, in Italia, da un lato avrai rispettato la normativa e dall’altro non ci sarà niente di pignorabile. Una eventuale contestazione di evasione fiscale non porterebbe “frutti” all’Agenzia delle Entrate ed è quindi molto poco probabile che si verifichi.
LA BLACK LIST DEI PAESI A TASSAZIONE PRIVILEGIATA
Un Decreto Ministeriale del 4 maggio 1999 ha previsto la lista di Stati che sono considerati a tassazione privilegiata, comunemente detti paradisi fiscali, per i quali è previsto dell’inversione dell’onere della prova in caso di cambio di residenza.
Gli Stati inseriti nella lista sono: Alderney, Andorra, Anguilla, Antigua e Barbuda, Antille Olandesi, Aruba, Bahama, Bahrein, Barbados, Belize, Bermuda, Brunei, Costa Rica, Dominica, Emirati Arabi Uniti, Ecuador, Filippine, Gibilterra, Gibuti, Grenada, Guernsey, Hong Kong, Isola di Man, Isole Cayman, Isole Cook, Isole Marshall, Isole Vergini Britanniche, Jersey, Libano, Liberia, Liechtenstein, Macao, Malaysia, Maldive, Mauritius, Monserrat, Nauru, Niue, Oman, Panama, Polinesia Francese, Monaco (il Principato), Sark, Seychelles, Singapore, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Svizzera, Taiwan, Tonga, Turks e Caicos, Tuvalu, Uruguay, Vanuatu, Samoa.